I denti sono organi vivi che al proprio interno racchiudono e proteggono il loro “cuore” sensibile, la polpa dentale. Ma perché è così importante cercare di conservarne la vitalità e la salute?
Oggi vogliamo condividere alcune informazioni sui benefici e i vantaggi che la conservazione della vitalità ha rispetto alla devitalizzazione del dente (terapia endodontica), sulle procedure cliniche da seguire per mantenere viva e in salute la polpa dentale e sulle situazioni cliniche che richiedono invece la devitalizzazione del dente. Continua a leggere!
Cos’è la polpa dentale?
Questa parte racchiusa all’interno del dente, protetta da smalto e dentina, è un tessuto morbido e non calcificato, irrorato di vasi sanguigni e di terminazioni nervose. Essa è indispensabile per l’adeguato apporto di sangue, ossigeno e nutrienti al dente.
Essa si divide in due sezioni:
- La polpa camerale (contenuta all’interno della corona del dente);
- La polpa radicolare (contenuta nel canale radicolare).
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Perché la polpa dentale è così importante?
La polpa dentale ha svariate funzioni:
- Produzione della dentina: la polpa produce questo tessuto mineralizzato grazie agli “odontoblasti”, speciali cellule che si trovano sulla giunzione pulpo-dentinale, in un processo detto “dentinogenesi”;
- Nutrizione del dente: come già accennato, questa funzione viene espletata grazie agli innumerevoli vasi sanguigni che si trovano all’interno del tessuto;
- Funzione sensoriale: grazie alla presenza di nervi, è fortemente sensibile alle variazioni di temperatura e conferisce quindi sensibilità al dente.
La polpa dentale è dunque indispensabile a proteggere il dente nei confronti dell’invasione batterica attraverso la produzione di dentina, che funziona da barriera protettiva, consente al dente di percepire gli stimoli termici e nocivi e di mantenere nel tempo il suo colore naturale.
Conservare la vitalità del dente naturale: quando, come e perché?
Durante la rimozione di carie molto estese, è possibile avvicinarsi e/o raggiungere la polpa dentale. Se le condizioni cliniche lo permettono, è possibile preservare e proteggere la vitalità della polpa dentale applicando sopra di essa uno specifico materiale (incappucciamento). Questa procedura è piuttosto affidabile nel tempo e consente di non condannare a priori la vitalità della polpa dentale, ricordando che un dente devitalizzato (trattamento endodontico) è meno resistente di un dente vivo, non ha la capacità di percepire gli stimoli termici (caldo/freddo), si ingrigisce nel tempo e richiede una serie di terapie economicamente più onerose.
Devitalizzazione di un dente: cos’è?
Comunemente nota come devitalizzazione, il trattamento endodontico o cura canalare è la terapia che prevede l’asportazione indolore della polpa dentale infetta dall’elemento compromesso, la detersione dei canali radicolari (polpa radicolare) e l’otturazione del sistema canalare con un opportuno materiale.
Devitalizzazione di un dente: quando e perché?
La polpa dentale, da organo vivo quale è, quando viene raggiunta e contaminata dai batteri della carie e l’equilibrio tra offese e difese si sposta a favore delle offese, si può infiammare irreversibilmente. Si viene a creare dunque un quadro clinico acuto associato a forte dolore che richiede la devitalizzazione del dente. Se ciò non avviene, la polpa dentale irreversibilmente infiammata muore da sola nell’arco di qualche giorno e i sintomi per il paziente possono anche scomparire da soli. Tuttavia la causa originale, ovvero la contaminazione batterica della polpa dentale, rimane irrisolta. A questo punto, la polpa dentale morta, se non rimossa, può portare dapprima alla formazione di un granuloma all’apice della radice del dente coinvolto e successivamente allo sviluppo di un quadro ben più grave, l’ascesso endodontico, in cui la salute generale del paziente potrebbe essere messa a rischio.
La devitalizzazione è dunque una scelta obbligata quando una carie non trattata si estende a tal punto da raggiungere la polpa dentale provocandone l’infiammazione irreversibile e successivamente la morte (necrosi pulpare).
La devitalizzazione di un dente naturale compromesso ne consente il mantenimento, anche se non più “vivo” e quindi insensibile, senza ricorrere alla sua estrazione ed eventuale sostituzione con un impianto. Dopo la devitalizzazione lo si ricostruisce con un’otturazione, altre volte, se strutturalmente compromesso, con un intarsio o una corona.
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