Dalla diagnosi fino alle terapie antibatteriche, focus sulla gengivite gravidica
- La malattia parodontale nel periodo della gestazione.
- Secondo alcuni studi epidemiologi*, il 60% delle donne in gravidanza evidenziano segni clinici di infiammazione del parodonto. La gengivite gravidica è una condizione più diffusa di quanto si pensi. Prevenirla, riconoscerla e combatterla con le dovute misure è fondamentale per la salute della madre tanto quanto per quella del feto.
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I fattori che causano l’infiammazione del parodonto
Durante il periodo della gestazione il corpo della donna cambia sotto diversi aspetti. Le modificazioni ormonali, le difese immunitarie più basse e la tendenza a nausea e conati di vomito possono incidere sulla salute del cavo orale. Nello specifico, l’infiammazione gengivale è dovuta a una serie di concause: l’aumento della placca batterica e il cambiamento della flora microbica sottogengivale; l’alterazione della risposta immunitaria locale; lo squilibrio ormonale con effetti infiammatori a livello vascolare; la maggiore permeabilità dei vasi sanguigni che produce sanguinamento e disincentiva l’igiene orale. Come accennato, tutti questi fattori sono comuni e possono essere tenuti sotto controllo solo limitatamente. Dunque, è fondamentale fare il possibile per prevenire l’insorgere della malattia.
I sintomi più comuni in caso di gengivite gravidica
I sintomi dell’infiammazione del parodonto durante la gestazione sono simili a quelli della comune gengivite. Di seguito, un elenco sintetico.
- Dolore
- Gonfiore
- Sanguinamento durante l’igiene orale
- Sensibilità eccessiva
Nella maggior parte dei casi, i segnali sono abbastanza evidenti. Per esempio, non è raro scoprire il cuscino sporco di sangue al risveglio. Di solito la comparsa dei sintomi inizia a partire dal secondo mese di gravidanza e raggiunge il picco massimo di severità a un mese dal parto.
Le complicanze della gengivite durante la gestazione
Quando non trattata adeguatamente, la gengivite gravidica porta alla malattia parodontale nel 30% dei casi. Oltre alle conseguenze tipiche sul cavo orale questa condizione può avere risvolti seri a livello sistemico. È del 1996 il primo studio** che mette in correlazione l’infiammazione cronica dei tessuti gengivali con il rischio di parto prematuro. Negli anni a seguire, sono state registrate altre associazioni positive fra la patologia e l’aborto spontaneo o il basso peso del nascituro. Lo studio più interessante del 2010*** offre la prova che il Fusobacterium nucleatum (batterio originario dei tessuti sottogengivali della madre) potrebbe provocare un evento infiammatorio acuto e letale se traslocato nel feto.
Prevenzione e terapie contro l’infiammazione delle gengive
Innanzitutto è assolutamente da sfatare la credenza che in gravidanza sia “normale” perdere i denti (alcune madri sostengono di aver perso 1 dente per ogni figlio!). Se è vero che le suddette variazioni ormonali rendono più facile l’infiammazione dei tessuti gengivali, è altrettanto vero che una corretta rimozione della placca batterica attraverso l’igiene domiciliare quotidiana e attraverso quella professionale periodica riduce enormemente il rischio al punto che lo possiamo assimilare a quello di una donna non in stato gravidico. In altre parole di per sé la gravidanza non è un fattore di rischio per la perdita di denti!
* “Salute dentoparodontale in gravidanza e le sue correlazioni con la salute sistemica: studio epidemiologico longitudinale in un campione di donne gravide milanesi” Prof. E. Tolu, Università degli Studi di Sassari.
** “Periodontal Infection as a Possible Risk Factor for Preterm Low Birth Weight” Dr. Steven Offenbacher, University of North Carolina at Chapel Hill.
*** “Term stillbirth caused by oral Fusobacterium nucleatum” Yiping W Han, Yann Fardini, Casey Chen, Karla G Iacampo, Victoria A Peraino, Jaime M Shamonki, Raymond W Redline.
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